In-sta-casa, poesia. Le ceramiche di Delft
Lo so, metto alla prova le visitatrici di In-sta-casa, eppure sono fiduciosa, si può leggere poesia, anche parlando di case. Come non pensare alle care amiche poetesse, o poete, che hanno scritto di case nei loro versi? Virginia Woolf in un saggio del 1929 intitolato “Una stanza tutta per sé”, chiede come possa una donna scrivere romanzi, dedicarsi alla letteratura se non possiede “denaro e una stanza tutta per sé”. Le donne sanno bene come nelle case, all’interno delle quali sono state a lungo relegate, paradossalmente spesso non abbiano “una stanza tutta per sé”.
Ringrazio le poetesse che hanno trovato stanze in cui scrivere versi per tutte noi. Ho scelto fra loro tre poetesse contemporanee.
Jozefina Krajnovic Dautbegovic (1948-2008), Il tempo degli spaventapasseri, 2008
La compravendita
“Io vendo la casa con tutto quello che per casa/si intende/Tu compri solo un tetto sopra la testa/
Io vendo la soffitta piena di piccioni e fasci di luce/che a strisce gialle si insinuano tra le tegole/Tu compri uno spazio adatto per gli oggetti superflui/
Io vendo tutte le cene con gli amici le loro voci sonore/Tu compri abbastanza metri quadri dove poter sistemare/una cucina italiana dal design moderno/
Io vendo la vista sulle colline viola/e trent’anni di raggi di sole moltiplicati per 365 giorni all’anno/senza contare quelli bisestili/Tu compri una finestra rivolta a est/
Io vendo latte di luna il suo argento fuso/versato sui tetti dei vicini/Tu compri soltanto una veranda adatta per asciugare i panni/
Della camera da letto non voglio parlare/per educazione/Ma posso facilmente supporre quello che tu compreresti/
Vendo anche il suono nervoso dei miei tacchi che andavano/avanti e indietro avanti e indietro/su e giù/giù e su/mentre aspettavo i suoi passi per le scale/nel soggiorno/
Tu compri il parquet di quercia ben conservato/e mi chiedi/quanto costano i ricordi/ a metro quadro?”.
Una donna costretta all’esilio, quale Jozefina che ha dovuto fuggire dalla Bosnia-Erzegovina nel 1992 a seguito della guerra nei Balcani, lasciare la sua casa di Doboj per rifugiarsi a Zagabria, ben conosce la vita profonda della casa che deve abbandonare e prova la sofferenza del distacco dal luogo, dalle immagini, dalle sensazioni, dai suoni, dagli oggetti (protagonisti di un’altra poesia di Jozefina, intitolata Il trasloco), dalla storia del suo abitare. I termini abitare ed abito hanno la stessa origine latina, a volte una casa ci aderisce come un abito che portiamo addosso, la sentiamo nostra, poi come un abito che è stato a lungo tanto consueto e che all’improvviso dismettiamo, una casa rimane solo nei ricordi.
Comprare, vendere casa, traslocare: pagine di vita che si chiudono e che si aprono, a volte con gioia, altre con dolore.
Vivian Lamarque (1946), Poesie1972-2002, Cercasi: poesie per un trasloco, 2002
Fuochista
“Cercasi casa/cercasi casa assolata/la mia fuochista/si è addormentata”.
Sappiamo bene come la luce del sole che entra dalle finestre delle nostre case e che può decidere dell’acquisto di una casa, sia un elemento fondamentale del nostro abitare, influisca sul nostro umore, sul nostro stare bene, soprattutto nei giorni bui, quando il nostro fuoco interiore si è addormentato e l’affaccio da una finestra assolata ci scalda il cuore. Sembrano poesie di bambina le poesie di Vivian e come una bambina Vivian conosce l’incanto della luce del sole che ci fa un dono attraverso le finestre di una casa. “Cercasi casa assolata”: è l’universale ricerca della felicità.
Wislawa Szymborska (1923-2012), Premio Nobel per la Letteratura nel 1996, La gioia di scrivere. Tutte le poesie (1945-2009), 2009
Vermeer
“Finché quella donna del Rijksmuseum/nel silenzio dipinto e in raccoglimento/giorno dopo giorno versa/il latte dalla brocca nella scodella,/il Mondo non merita/la fine del mondo”.
Johannes Vermeer, il famoso pittore olandese, noto per il dipinto che ritrae una ragazza con un orecchino di perla. Il Rijksmuseum di Amsterdam che ospita alcune sue opere, fra le quali La lattaia (1660 ca.), che Wislawa incontra un giorno in una sala del museo, tanto da pensare che finché quella donna verserà il latte nella scodella, il Mondo avrà senso di esistere. “E la casa?”, vi chiederete, “Dov’è la casa in questa poesia?” . Una donna, il silenzio, il raccoglimento, il giorno dopo giorno, il versare il latte: eccola la casa. E poi non si può resistere all’invito e se non si è mai visto il dipinto, si va, anche solo virtualmente, a fare visita alla donna che versa il latte e si entra in una casa olandese del Seicento. Si entra in un angolo di casa, un piccolo spicchio di una semplice cucina, illuminato dalla luce che entra da una finestra con un vetro rotto, un tavolo coperto da un telo, il cestino con il pane, una gerla e un paiolo appesi, la scodella dove la donna versa il latte, il muro dietro di lei del quale Vermeer coglie tutti i particolari: le macchie, i fori, un chiodo a cui nulla è appeso e poi per terra uno scaldino e una cornice di mattonelle come battiscopa. Sono le mattonelle dai disegni di colore blu di Delft, la città dei Paesi Bassi famosa per le ceramiche, un’arte giunta sin lì grazie ad artigiani che arrivarono dall’Italia nel 1500.
Ogni casa ha una storia ed ha un’identità ed è dai particolari che le possiamo indagare e riconoscere. Anche nei video di Elisabetta a volte l’immagine si sofferma su un particolare: lo stucco di un soffitto, il taglio di una parete, la scelta di un materiale, la maniglia di una porta, sono i passaggi che ci fanno ricordare quella casa, più della metratura o del numero dei vani. Vi affido un semplice esercizio: proviamo a riconoscere i particolari della nostra casa che la identificano e che raccontano la sua storia, non saranno molti e può essere che non siano gli stessi allo sguardo dei diversi abitanti.
Chiara
Tra L altro Delft è incantevole e le
Sue celebri ceramiche lo
Sono ancor di più! Bellissimo articolo!
Adriana
L’articolo è molto bello e raffinato, ti fa pensare. A volte la propria casa diventa anche un posto da cui vuoi andare, lasciar andare per cominciare qualcos’altro, con un pò di romanticismo nel cuore che ti faccia ripartire, anche quando non si è più giovanissime. Grazie.
Simona
Grazie Adriana, a volte è davvero necessario lasciare alle spalle una casa, qualsiasi sia la nostra età, e se è per nostra scelta, può essere un buon inizio.
simona
simona
Grazie Chiara, accolgo il tuo suggerimento e nel mio prossimo viaggio in Olanda andrò a Delft.
Buone letture.
simona
Rosanna De stefano
Mi piace seguirvi siete fonte di idee e notizie interessanti