SUPERIORE

CAPODANNO IN-STA-CASA…IN PROVENZA

CAPODANNO IN-STA-CASA…IN PROVENZA

Amo spudoratamente la Provenza.

E’ un amore tardivo seppur immediato come un colpo di fulmine – o coup de foudre – poiché l’ho conosciuta soltanto una quindicina di anni fa; da allora, ogni volta che possiamo ci torniamo anche solo per qualche giorno o ci transitiamo appositamente. E’ talmente vasta e ricca che c’è sempre qualche villaggio o borgo da scoprire. Anche mio marito se ne è innamorato da subito e insieme condividiamo la passione per questa terra.

La prima volta è stato durante il periodo natalizio; era l’anno dei nostri primi approcci allo scambio casa e concordammo una settimana da passare con i nostri tre bimbi e una cara coppia di amici senza prole.

Dopo aver smanettato a lungo sul sito al quale ci eravamo da poco iscritti, finalmente trovammo quella giusta e disponibile: una bella casa in pietra, il tipico mas provenzale, posta esattamente ai piedi del famoso village classé di Roussillon, nel Lubéron.

I villages classés sono dei villaggi o borghi che fanno parte dei plus beaux villages de France, un’associazione nata nel 1982 il cui obiettivo è la promozione di piccoli comuni rurali, ricchi dal punto di vista del patrimonio artistico, storico o naturalistico. La Provenza ne è piena!

Questo villaggio dalle calde tonalità ocra, è uno dei più affascinanti della regione. Collocato su una piccola altura, le sue case e l’assetto urbano si confondono tra le tante sfumature rossastre e ocra delle terre con cui sono fatte, da secoli estratte nelle vicine cave.

Il risultato è un borgo dai colori del sole e dall’atmosfera provenzale autentica, dove il tempo pare essersi fermato nelle sue piazzette deliziose e nelle viuzze acciottolate, affiancate da vecchi muri divorati da cespugli di edera o da profumati gelsomini. La sensazione è quella di trovarsi nel mezzo di una tavolozza di un pittore impressionista, uno dei tanti che, attratti dalla bellezza naturalistica della regione e dalla sua vivida luce, ne erano stati ispirati enormemente. Passeggiare qui è come fare un lungo respiro di profumi, luce, cultura e bellezza.

Ma torniamo alla casa che ci ospitò per gli ultimi giorni di quell’anno; la sua proprietaria era una bella donna francese che, in maniera molto discreta, continuò a coabitarla per tutta la settimana, preparandoci la colazione al mattino e lasciandoci completamente a disposizione un’intera ala, con tanto di salotto appartato fornito di un grande camino in pietra. Attorniata da un bel giardino che affacciava sui campi di lavanda – che vedremo in piena fioritura il luglio successivo durante un altro nostro tour – essa era idealmente collocata a metà strada tra il centro storico di Roussillon e le sue coloratissime cave di terra d’ocra.

Ai nostri amici era riservata una bella camera con bagno, collocata in cima ad una scaletta tondeggiante in muratura, molto romantica; al centro, un bel letto capitonné colmo di boutis (le belle trapunte tipiche della regione, derivanti da un’antica arte provenzale che abbelliscono da sempre i letti delle case di campagna), tanti morbidi cuscini anch’essi trapuntati e infine, ciliegina sulla torta, un francesissimo ciel de lit, in italiano letteralmente cielo del letto, definizione già di per sé alquanto evocativa! Se non sapete cos’è vi dico che si tratta dell’accessorio d’arredo più romantico che si possa immaginare; solitamente in ferro battuto, esso viene collocato sul muro sopra la testata del letto, così da creare quelle meravigliose cortine ai lati, proprio come un baldacchino, ma visualmente più “leggero”. I mercatini d’antiquariato della regione, specie quelli di Isle sur la Sorgues – il villaggio degli antiquari e brocantes più famoso della Provenza – pullulano di ciels de lit di ogni genere e devo dire che, seppur troppo romantici per i miei gusti, ho imparato ad apprezzarli ogni volta che ho avuto l’occasione di dormirci sotto.

Ai piedi del letto era adagiato un édredon, un accessorio che in Italia non esiste e di cui ogni letto campagnolo che si rispetti è provvisto: in pratica è un piumotto sofficioso e rettangolare che serve a riscaldare i piedi e che solitamente è riposto in fondo al letto. Oltre che assicurare sonni al calduccio, vi garantisco che un lettone così preparato è un piacere anche per gli occhi.

Alla nostra numerosa famiglia invece era riservato un piccolo appartamento con due belle camere spaziose – la nostra persino affrescata – e un bagno, mentre la cucina era quella della casa, quindi in comune.

Come certo saprete, da appassionate di case e arredi quali siamo tutte noi, nelle dimore di campagna provenzali i tessili degli arredi sono meravigliosi: i francesi hanno una vera e propria passione per il recupero o il riutilizzo di vecchi lini di famiglia o di canape un po’ consunte – o délabré per dirlo alla loro maniera – che accostano magari a belle tappezzerie floreali o a scene campestri. Anche l’intramontabile toile de jouy – il famoso tessuto monocromo di cotone detto indienne su cui sono rappresentati personaggi e paesaggi bucolici – non manca mai nelle loro case.

Ecco, il mas che ci ha ospitato era un’iperbole di arredamento french style, un elogio alla raffinatezza, in un’equilibrata commistione di stili e oggetti, con richiami un po’ gipsy qua e là, tutti armoniosamente combinati. Sui comò e sparsi per casa vi erano anche molti oggetti o dettagli in ferro rouillé – arruginito – sapientemente accostati a preziose gocce di cristallo recuperate da vecchi lustres à pampilles, i lampadari a goccia che impreziosiscono perfino le loro salles de bains! Ricordo ancora un portacandele che mi aveva colpito proprio per questa apparente accozzaglia di materiali, ma che invece spiccava per la sua ricercatezza.

Insomma, chapeau alla capacità innata che i nostri “cugini d’oltralpe” hanno di mixare armoniosamente materiali e stili differenti.

Tutte le sere, al ritorno dalle nostre scorribande di villaggio in villaggio, prima di sparire nei suoi ambienti, la proprietaria aveva cura di accenderci i camini e farceli trovare con un bel fuoco scoppiettante! Un’ospitalità degna di un hotel di charme! Ma a costo zero. Sembrava di essere in uno di quei film ambientati nella campagna inglese i cui protagonisti, rientrando infreddoliti da una lunga camminata sulla scogliera, varcano l’uscio del cottage e si ritrovano in bell’ambiente confortevole, con un fuoco scoppiettante e un tè bollente ad attenderli. Una meraviglia, non credete? i nostri amici erano davvero sorpresi da tutto – come noi del resto – specie dalla novità assoluta dell’esperienza dello scambio casa!

I pavimenti del “nostro” mas erano in pietra o in vecchie tavole di legno cigolante, i camini zeppi di cenere e sempre accesi; tutto invitava ad abbandonarsi a quella piacevole atmosfera che i Francesi chiamano le farniente, prendendo a prestito per una volta – bontà loro – un termine tutto italiano.

Ma c’era un altro particolare della casa che da subito ci colpì in quanto amanti del genere, e cioè i bagni realizzati con la tecnica del tadelakt.

Se non lo conoscete, andate a cercarvi su internet qualche immagine di bagni realizzati con questa tecnica tipica del Marocco, che ormai da qualche anno è stato importata anche in Europa, specialmente nel sud della Francia.

Si tratta di un rivestimento murale a base di calce – simile un po’ al coccio pesto nostrano – brillante, liscio e impermeabile, la cui texture è unica nel suo genere e permette di realizzare superfici lisce, vasche stondate, docce che sono un tutt’uno col pavimento in tutte le nuance di colore. Vi assicuro che farsi un bel bagno caldo agli olii essenziali in un ambiente del genere, al bagliore di tante bougies – le candele di cui la proprietaria aveva riempito i bagni – era come trovarsi in un hammam di Marrakech, città che qualche anno dopo avremmo avuto la fortuna di conoscere e che ci affascinò enormemente.

La notte di quel capodanno la passammo mangiando e bevendo per terra davanti al camino, accovacciati su caldi tappetoni etnici che ricoprivano il pavimento alla luce soffusa di candelabri accesi e al piacevole crepitìo del fuoco, con tanta gioia nel cuore, grati per questa opportunità di vacanza alternativa e decisamente low cost e certi che a quello scambio casa ne sarebbero seguiti tanti altri, ovunque qualcuno ci avesse aperto la porta di casa sua! E così è stato ed è tutt’ora.

La signora venne poi l’estate successiva al mare da noi con un’amica e ne furono molto soddisfatte.

P.S. Perdonate l’uso smodato di termini francesi, ma quando si parla di arredamento non riesco a non rimanere fedele alla lingua, così poeticamente evocativa come l’intraducibile locuzione ciel de lit ci insegna…

Chiara Peracchio è un’insegnante di Francese presso una scuola media in un paese della collina di Torino. Amante da sempre dei viaggi e delle lingue straniere, ogni volta che ne ha la possibilità fa le valigie e parte col marito e i tre figli – anche se grandi si accodano sempre volentieri - per qualche nuova destinazione! Ma non come fanno tutti, bensì in modalità “scambio casa” o “homeswapping”, un modo low cost di fare vacanza che ormai pratica da quando lo ha scoperto per puro caso una quindicina di anni fa. Da allora, ne è talmente entusiasta che non riesce più a smettere, tanto più che a ogni scambio ha la possibilità di vivere in case bellissime, appagando anche il suo lato “décor-addicted”! In questa rubrica ce ne darà qualche assaggio, con utili tips di viaggio, dettagliate descrizioni di interni caldi e accoglienti, terrazze soleggiate o caminetti scoppiettanti. Seguitela, e ne vedrete delle belle!

Commenti (2)

  • Claudia Agostini

    Che meraviglia…mi sono persa tra i racconti incantata affascinata e con una gran voglia di andarci!!!

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    • chiara

      Grazie, sono molto contenta quando riesco a trasmettere le sensazioni provate!

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