
Fallisci o sei morto
“Fallisci o sei morto” è il titolo di un libro a dir poco interessante. L’idea nasce dalla giornalista Giulia Vola, che vive a Torino nel quartiere San Salvario, uno dei luoghi dove le culture si incrociano e mescolano.
La trama
Giulia è partita per un giro intorno al mondo al contrario, da sola, con il bagaglio a mano, per rifare la strada che da ogni angolo del pianeta ha portato una dozzina di persone a vivere nel suo stesso quartiere. Dal Bangladesh alle Filippine, dallaGiordania al Marocco, dall’Egitto e dal Burkina Faso. E ancora: dalla Colombia e dalla Bolivia, dall’Ecuador e dal Perù.
Sono precisamente 14 le case in cui va, ed è dal tinello della cucina che ascolta racconti, confessioni, sogni e a volte bugie.
Quelle bugie bianche, che in fondo non fanno male a nessuno, ma servono a coprire delle mezze verità: l’ambulante che vende sciarpe davanti all’università mentre a casa sanno che lavora dentro l’università come professore… Che fai, vuoi deludere quella madre che ha visto partire il figlio con tante aspettative nel cuore?
Nella cucina di Amman, durante il rito del caffè,Giulia ha parlato d’amore con la candidata sposa di Faisal, il giordano architetto urbanista che a San Salvario, aveva un ristorante. Seduta al tavolo del soggiorno di Laguna, ha ascoltato la storia di Maria, ostetrica emigrata a Torino per amore.
Nel libro Fallisci e sei morto (Acquario, 2021) Giulia racconta la sua esperienza di “migrante” per nove mesi, ospite nelle case degli altri.
“Ho dormito nelle camere rimaste vuote, in quelle liberate apposta per il mio arrivo e sui divani di cuscini – racconta -. Mi sono lavata in bagni con la jacuzzi e in altri senz’acqua corrente, con una bacinella di plastica. Ho cenato con gli amici, i parenti e le madri sole, sfogliato album e curiosato foto appiccicate sui muri e incastrate ai bordi degli specchi. Ho trascorso interi pomeriggi tra donne, e altri in giro con gli uomini. Ovunque mi sono sentita a casa”.
Nei panni dell’altro
Giulia Vola si è messa in viaggio per tornare a casa al posto di uomini e donne che oggi lavorano al mercato, negli ospedali, nei negozi e che, visti dalle famiglie che li aspettano, tra le loro cose, “smettono di essere stranieri per ritornare ad essere il figlio, il fratello, il marito, la zia, l’amica”.
In una girandola di salotti e cucine e camere ha incontrato l’Altro. Si è mescolata, ha incrociato i destini e oltrepassato gli stereotipi. Riannodando il filo dei sogni realizzati e di quelli sbriciolati nel confronto con la nuda realtà.
È nell’intimità delle quattro mura che è arrivata fino in fondo alle vite capovolte, è nelle chiacchiere intime della sera, dopo cena, che ha riallacciato le storie e sono uscite le confidenze: le promesse mancate, i non detti, le speranze e le illusioni di chi resta. E i castelli di bugie bianche che quando si sgretolano inghiottono famiglie divise tra due sponde.
Casa per casa scopriamo il mondo degli altri insieme a Giulia che, attraverso i loro racconti, in un gioco di specchi, riscrive le coordinate della sua Italia.
“È un’Italia ricostruita in scala variabile dove Fallisci e sei morto – spiega – è la regola spietata di chi parte, che come la strada si può prendere al contrario: provaci ancora, e ti sentirai vivo”.
Siete pronti a fare un viaggio in giro per il mondo cambiando totalmente prospettiva e punto di vista?
Quanti di noi sono in grado di immergersi in altre culture lasciando a casa il pregiudizio e l’idea di essere dalla parte “giusta” del mondo?